Quindi cos’era successo? Da dove nasceva questo mistero?
Nulla di particolare, o tutto… di molto particolare.
Quando avevamo fatto la richiesta per la licenza, a domanda presentata,
ci siamo ricordati che mancavano delle informazioni.
Tornati in comune, c’eravamo fatti ridare il faldone dei documenti, promettendo di completarlo e di riportarlo entro pochi giorni (cosa avvenuta).
E qui si era creato l’inghippo fatale.
Dopo averci restituito il faldone, un funzionario avevo rimesso via la nostra cartella nell’archivio del protocollo (senza poi riempirla di nuovo con i nostri documenti).
Così, qualche mese dopo, in seguito a una revisione delle pratiche,
la nostra cartella risultava stranamente e inspiegabilmente vuota.
Tu che faresti in questo caso?
Alzi la cornetta e chiedi spiegazioni.
Dov’è finita la licenza di This Is Not? Perché c’è una cartella vuota?
Indaghi, ti accerti che non ci siano errori.
Ma sarebbe troppo facile e poco Italian style.
No, effettivamente è meglio far chiudere il negozio.
Scusa, come dici? Cinque persone a casa senza spiegazioni?
Vabbè, nella vita c’è di peggio.
Ad esempio, c’è il Festival di Sanremo.
Ci abbiamo messo un po’ a farci capire dalla funzionaria,
disponibile e gentile ad aiutarci (bisogna dirlo).
La licenza non si era volatilizzata nel vuoto.
Non era stata presa in ostaggio da un numero di David Copperfield.
Semplicemente era sola soletta, due cartelle più avanti.
Nessuno se ne era accorto e nessuno l’aveva rimessa al suo posto.
Il caso è chiuso, signor Giudice.
Trovato l’errore, trovato l’inganno.
D’altra parte, la burocrazia è come la magia.
Ogni volta che hai a che fare con lei,
non credi ai tuoi occhi.
Per fortuna non avevamo tempo per farci il fegato spappolato.
C’erano ancora tante cose da affrontare.
E stava arrivando un’altra notizia di quelle mica da ridere.
Ma questa è un’altra storia.
Anzi, è la prossima storia.
Perché il meglio deve ancora venire.